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In vari interventi nelle pagine del nostro sito web ci siamo occupati di ciò che sta accadendo sul versante dei Servizi Postali in Italia, dopo i ripetuti accenni dell’A.D. Poste Italiane, sia sulla stampa, sia in Commissione Parlamentare, circa la necessità di introdurre cambiamenti nel settore.

Le riorganizzazioni ventilate ed i tagli / revisioni orarie di centinaia di uffici postali / recapito a giorni alterni in una parte del territorio italiano (piccoli Comuni), una diversificazione dell’attuale sistema tariffario, erano stati i temi lanciati nell’arena dei mass-media, che hanno subìto una frenata e lo stop dopo la sacrosanta reazione del sindacato e di altre forze sociali del paese (Anci-Piccoli Comuni, Sindaci, Parlamentari, ecc…).

La più grande azienda italiana nel campo dei servizi  pubblico-privati (Gruppo Poste Italiane) si appresta ad iniziare l’iter della privatizzazione (secondo qualche indiscrezione in calendario nel prossimo autunno) agitando l’indice sull’insostenibilità dell’onere del Servizio Postale Universale, che a causa della contrazione dei volumi e degli alti costi rischierebbe di incidere pesantemente sui bilanci del “Gruppo” nei prossimi anni.

Buona o cattiva che sia la cura, tagliare o limitare un servizio sociale – la comunicazione postale – reso ai cittadini in piccole parti del paese, non è una decisione da prendere unilateralmente a cuor leggero ed il confronto va attuato nei confronti di tutti gli stakeholder di Poste Italiane e delle Autorità preposte, ricercando la massima condivisione.

Nell’attesa che l’Autorità Garante delle Comunicazioni dia il suo responso all’esito della consultazione pubblica avviata sui temi posti dall’Amministratore Delegato, stiamo assistendo ad un rallentamento dei processi di relazioni industriali e dell’iniziativa, per l’appunto, sul campo dei Servizi Postali.

Di qui la richiesta sindacale di un incontro con l’Amministratore Delegato di Poste Italiane che avrà luogo il 20 maggio prossimo.

Per tale data l’A.G.Com. potrebbe avere chiarito la sua posizione su Poste Italiane, mentre siamo in attesa di vedere pubblicato il nuovo Contratto di programma in definizione presso il Ministero dello Sviluppo Economico; una pluralità di coincidenze quella in corso che desta preoccupazione perché i temi (onere del S.U. – effetti del Piano Industriale 2015/2019 – Privatizzazione Poste), si intrecciano in uno scenario che sta certamente rallentando l’iniziativa commerciale, mentre i cittadini constatano gli effetti indotti sui servizi in maggiore sofferenza, di cui subiscono le conseguenze.

Negli uffici postali servono risorse per assicurare il personale negli sportelli e ridurre le file in attesa, altresì accade nei servizi postali ed i “distacchi” a rotazione o le assunzioni “flessibili”, in taluni casi il ricorso al doppio turno di lavoro giornaliero, non possono essere le giuste risposte sia all’attesa dei clienti, sia per la soddisfazione dei lavoratori; l’unica risposta non può essere soltanto moltiplicare le presenze nel “front-end” commerciale per incentivare i ricavi.

Negli uffici postali (Mercato Privati) ed in Posta, comunicazione e logistica sono impiegate risorse umane ingenti: 59.589 in MP. e 44.968 in S.P. oltre a circa 2.000 contrattisti con rapporto di lavoro flessibile (CTD e somministrati).

Le risposte non possono ancora attendere !