Cercasi buonuscita

Di tanto in tanto torna in auge il tema delle ex Buonuscite dei dipendenti di Poste italiane che sono state congelate all’atto della sua trasformazione da soggetto “Pubblico” a quello “Privato”, (prima ente pubblico economico, poi spa). E piovono le lamentele sui ritardi ingiustificati nel pagamento delle somme spettanti agli aventi diritto cessati dal servizio.

La FAILP CISAL rompe ogni indugio rivolgendosi al MINISTERO COMPETENTE attraverso lo strumento dell”INTERPELLO previsto dalle normative in vigore (c.f.r. doc. allegato).

I Governi italiani di ogni colore che si sono succeduti (era il lontano 1998) non sono mai intervenuti per cambiare la norma capestro che aveva ancorato le buonuscite accantonate nel sistema “Pubblico”, congelandole ed immettendole in una “Gestione Commissariale”, su cui si sta intrecciando una vicenda che è stata bene evidenziata in un articolo de “Il Messaggero.it –  Economia e Finanza” del 25 febbraio scorso, leggibile su internet all’indirizzo web:

https://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/poste

Il succoso articolo spiega perché e percome la Buonuscita dei lavoratori di Poste italiane sia tutt’ora congelata senza che nessuno sia mai intervenuto per porvi rimedio, anzi registriamo che ultimamente i lavoratori cessati dal servizio, che avrebbero maturato la data di pagamento dell’assegno, alle loro proteste si siano sentito rispondere  che ci sarebbe un problema di fondi causato dal Ministero del Lavoro.

Cosa c’entra il Ministero del Lavoro ? La “Gestione Commissariale” del Fondo Buonuscite dei dipendenti di Poste italiane per mantenersi attinge da un capitolo di spesa del  Ministero del Lavoro, sul quale dovrebbero essere disponibili i Fondi necessari per pagare le Buonuscite maturande – secondo le norme varate dall’ultimo Governo – che ha confermato le dilazioni fino a 2 anni dalla cessazione dal servizio.

E così a poco servirebbero le sacrosante proteste dei lavoratori di Poste italiane che non ricevono gli interessi sulle somme congelate al 1998, non possono ottenere anticipazioni – come accade invece con il TFR – perfino devono attendere anni luce per maturare il diritto (una volta cessati dal lavoro anticipatamente) di ricevere l’assegno spettante, pagandovi fior di tasse Irpef ed in ultimo subiscono i contraccolpi delle insufficienti coperture del capitolo di spesa, da parte del Ministero competente.

Con chi prendersela allora ? Con il Ministro del Lavoro ? Con il Ministro dello Sviluppo Economico  ? Con il Capo del Governo (ora in carica per l’ordinaria amministrazione) ? Con tutti i politici che non hanno contribuito a fare varare una legge che cambi la destinazione dei “FONDI DI COPERTURA DELLE BUONUSCITE DEI LAVORATORI DIPENDENTI DI POSTE ITALIANE” ?

Dal 1998 non sono mancate singoli interrogazioni da parte di qualche esponente politico per farsi pubblicità e perfino raccomandazioni di qualche “Commissione” competente della Camera dei Deputati o del Senato e neppure le Sentenze negative della Corte di Cassazione sulla pelle dei ricorrenti, ma alla fine tutto è rimasto come prima…, perché nessuno ha mai voluto togliere dalle Casse dello Stato italiano i denari che poi servono per coprire altre promesse elettorali della politica…., in fondo  i governanti continuano a dirsi: “…ma cosa vogliono i lavoratori postali… ?

In calce il testo dell’INTERPELLO:

Interpello al Ministero del Lavoro