C’è un obiettivo sociale che andrebbe sempre salvaguardato da parte di chi si occupa di lavoro, economia e finanza ed è quello della conciliazione fra i tempi di vita e di lavoro.

In tempi di pandemia da CORONA VIRUS, tutti i paesi e l’Italia in particolare si sono trovati costretti a fronteggiare l’aggressività del virus-mostro dal contagio facile ed i suoi effetti deflagranti sulla vita delle persone, ponendo atto ad iniziative di contenimento degli spostamenti delle persone, quindi intervenendo per la riduzione del lavoro presso le sedi aziendali, soprattutto nello staff amministrativo, ovunque possibile e realizzabile.

Al momento non c’è traccia, dopo una rapida disamina del web, di documenti che analizzino i risultati degli ultimi tre mesi del 2020 nelle aziende che hanno attuato tempestivamente lo “Smart Working” ovvero il LAVORO A DOMICILIO e chissà se i COMITATI costituiti nell’arco del periodo che va da febbraio 2020 ad oggi stanno affrontando il problema dell’impatto delle eventuali misure di ripresa del lavoro sulla salute dei lavoratori stessi, soprattutto nelle grandi città dove moltitudini di persone tornerebbero a spostarsi ogni giorno nei tragitti da casa al lavoro: a piedi, in auto, nei trasporti di superficie, nelle metropolitane, nei treni, ecc… ecc…

Certo, non va trascurata l’impreparazione di molte Imprese che hanno scoperto di non avere neppure le strumentazioni da assicurare ai lavoratori sottoposti “volontariamente” allo “Smart Working”, per tutelare la loro salute in obbedienza a Leggi, Decreti e Regolamenti emanati dal Governo, salvo affidarsi alle strumentazioni già in loro possesso, generalmente un PC e l’infrastruttura necessaria per il collegamento in RETE, ma proprio questo è l’elemento chiave che porta ad osservare la necessità di non sprecare il lavoro di questi tre mesi, per esaminare le prospettive dello “Smart Working” e la possibilità di renderlo permanente, fatti salvi i necessari periodi di formazione, aggiornamento, socializzazione, pur necessari di tanto in tanto.

IN POSTE ITALIANE LO SMART WORKING GIA’ IN ESSERE, AL MOMENTO E’ PROROGATO FINO AL 2 MAGGIO!

C’è sotto gli occhi di noi tutti l’immagine delle METROPOLITANE stracariche di persone pigiate come sardine negli orari di ingresso ed uscita dal lavoro, chissà perché quasi tutti identici e comparabili con quelli delle scuole (OCCORRE SPALMARE GLI ORARI DELLE APERTURE E CHIUSURE DEGLI UFFICI, ANCHE IN CORRELAZIONE CON L’AMBITO DI AFFOLLAMENTO TERRITORIALE DELLE IMPRESE), per non parlare dei mezzi di superficie (AUTOBUS, TRENI), laddove non dovrebbero più entrare persone se non… a distanze interpersonali di almeno 1 metro…

Questi argomenti saranno certo oggetto dell’attenzione del Governo e del COMITATO DI SUPER ESPERTI creato dal Governo italiano e presieduto da un apprezzato MANAGER. Ma si osserva anche la superficialità e l’inadeguatezza con cui alcune parti del territorio italiano stanno già cadenzando la ripresa del lavoro di tutti infischiandosene degli effetti degli spostamenti di massa nel loro territorio, pecunia non olet e se qualche altro centinaio di decessi od oltre potesse esserci, beh sarebbero effetti collaterali.

Però, c’è da chiedersi se non debbano essere le stesse maggiori IMPRESE del paese Italia ad affrontare autonomamente l’argomento della NUOVA CONCILIAZIONE FRA I TEMPI DI VITA – LAVORO- SALUTE alla luce dell’obiettivo di restringere gli spazi di propagazione del virus COVID 19, che comunque continuerà a circolare fra la gente infettando i più esposti, giovani, meno giovani ed anziani, magari facendo ulteriori morti.

C’è uno studio reperito su INTERNET e pubblicato nel sito web della FONDAZIONE CONSULENTI DEL LAVORO targato aprile 2019, all’indirizzo web https://consulentidellavoro.mi.it/rivista-sintesi/articoli-in-evidenza/il-lavoro-agile, potrà essere utile leggerlo, perchè con dovizia di particolari affronta il tema del lavoro a distanza facendo emergere (… solo uno stralcio che prendiamo a prestito e non ce ne voglia l’autore):

  • in termini di economia di spesa = le imprese risparmiano su straordinari e buoni pasto mentre il fatto che occorrano meno spazi significa meno costi di affitto, di riscaldamento, di corrente, meno costi per la pulizia degli spazi di lavoro, etc.
  • in termini di aumento della produttività = secondo le valutazioni dell’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano, quando si lavora due giorni la settimana da casa la produttività media aumenta del 15%.
  • in termini di competitività aziendale. È stato scientificamente accertato che piani di smart working aumentano la dedizione e l’impegno lavorativo così come impattano positivamente su attrattività, senso di appartenenza e fidelizzazione.

1) vince il lavoratore dipendente in termini di benessere personale (meno pendolarismo, meno stress, più tempo per se stessi e per la propria famiglia),

2) vince l’azienda in termini di aumento di dedizione ed impegno e della competitività aziendale attraverso il passaggio graduale ad un modello di gestione delle risorse incentrata su collaborazione, pianificazione, responsabilizzazione, condivisione, con un conseguente aumento della capacità di ingaggiare e trattenere figure professionali di primo piano nel mercato di riferimento,

3) vince la collettività in termini di maggiori possibilità di inserimento di soggetti diversamente abili e di azione tese a contrastare discriminazioni di genere, di miglior assistenza ad anziani e bambini, di minor numero di malattie da stress correlato al lavoro, di riduzione dell’inquinamento e del traffico.

E allora rimbocchiamoci le maniche e guardiamo con lungimiranza ad un futuro con meno spostamenti, meno CO2 per le strade, meno danni all’ambiente e pù tutela della salute dei lavoratori e delle lavoratrici.

Esistono ambiti territoriali, ad esempio l’EUR a ROMA dove sono spalmate imprese che ogni giorno lavorativo inglobano migliaia di lavoratori, lo stesso accade a Milano, a Torino, nel Veneto, a Bologna, Napoli, Palermo, ovunque…, il dopo CORONA VIRUS non potrà – dovrà essere come prima!