lavoro

Lavoro, Salari, Pensioni, Sicurezza, Welfare: puoi girarli come vuoi restano sempre questi i temi su cui ruota l’interesse della politica e con cui devono confrontarsi le Parti sociali ed a proposito di lavoro il dato di Poste italiane  che macina “utili” è quello di un Gruppo che ha ridotto il personale dai 145.387 addetti del 2013 (di cui 1.786 flessibili) ai 142.014 addetti del semestre 2016 (con 4.572 flessibili), cioè circa 3.400 lavoratori in meno, in presenza di un ampliamento della gamma dei servizi  (…anche questo serve a fare crescita, per fare nuovi utili?).

E’ l’effetto della privatizzazione con cui dovremo continuare a fare i conti, ma anche il paese non sembra stare meglio con una disoccupazione giovanile al 36,5% ed un tasso di disoccupazione totale dell’11,4% dove l’occupazione (in crescita) si manifesta soprattutto nella fascia degli over ’50 o dai 39 anni in su.

Continua ad essere un problema dare un futuro ai giovani, mentre ci sono categorie sociali che difendono a spada tratta i loro diritti acquisiti (dai pensionati d’oro ai politici – sempre troppi – con i loro maxi guadagni e rendite, ai pubblici amministratori ed alle classi più elevate siano esse manager od altre caste).

Negli ultimi anni non c’è stato un solo Governo che abbia soddisfatto tutte le aspettative presenti nel paese e vista da ogni angolazione apparrebbe un’Italia quasi ingovernabile, con i Partiti e Movimenti paralleli, che continuano a farsi i dispetti nel rimpalleggiarsi le responsabilità, piuttosto che collaborare per il bene comune.

L’Italia che vediamo è quella che si è compromessa – come altri paesi della C.E. – fino a farsi controllare dalla “Comunità Europea” nelle sue scelte di bilancio ed a pagare rischiano sempre essere le categorie sociali più deboli.

Pertanto, giova ricordare che l’obbligo del “pareggio di bilancio” nel paese fu introdotto nel 2011 dal Governo in carica con la legge 39/2011 “Modifiche alla L. 31.12.2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall’Unione Europea in materie di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri). Ecco ciò che si legge nel sito web della “Camera dei Deputati” a ricordo delle decisioni assunte dall’allora Governo in carica (Destra, F.I.-Popolo della Libertà, Lega), mentre la Legge 39/2011 reca in calce le firme di Napolitano, Berlusconi ed Alfano.

“Nel corso della seconda parte della XVI legislatura, in concomitanza con l’acuirsi delle tensioni sui debiti sovrani dell’area dell’Euro, è emersa a livello comunitario l’esigenza di prevedere negli ordinamenti nazionali ulteriori e più stringenti regole per il consolidamento fiscale e, in particolare, di introdurre, preferibilmente con norme di rango costituzionale, la “regola aurea” del pareggio di bilancio. Con legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1 è stato pertanto introdotto nella Costituzione, in coerenza anche con quanto disposto da accordi internazionali quali il c.d. Fiscal compact, il principio dell’equilibrio strutturale delle entrate e delle spese del bilancio. In seguito, la direttiva 2011/85/UE concernente i requisiti per i quadri di bilancio nazionali, entrata in vigore nel novembre 2011, ha fissato regole minime perché sia garantita l’osservanza da parte degli Stati membri dell’obbligo, derivante dal Trattato, di evitare disavanzi pubblici eccessivi. In particolare, la direttiva ha stabilito l’introduzione di:

  • regole di bilancio numeriche specifiche per Paese, che contribuiscono a far sì che la conduzione della politica di bilancio degli Stati membri sia coerente con i loro rispettivi obblighi, espresse sotto forma di un indicatore sintetico dei risultati di bilancio, come il disavanzo pubblico, il fabbisogno, il debito o uno dei relativi componenti principali;
  • dispositivi di monitoraggio e analisi indipendente intesi a rafforzare la trasparenza degli elementi del processo di bilancio;
  • meccanismi e regole che disciplinano le relazioni in materia di bilancio tra le autorità dei sottosettori dell’amministrazione pubblica.

In coerenza con l’evoluzione della governance economica europea e analogamente a quanto previsto in altri ordinamenti europei, anche il Parlamento italiano, oltre a ridisegnare la propria disciplina contabile ordinaria – attraverso la legge n.196 del 2009 e le successive modificazioni apportate dalla legge n.39 del 2011 – ha quindi provveduto a introdurre nella Carta costituzionale il principio del pareggio di bilancio e della sostenibilità del debito delle pubbliche amministrazioni”.

Ma l’Italia può concretamente convivere con il pareggio di bilancio all’orizzonte, allorché pesa sul suo groppone un debito pubblico che alle 11,30 del 25 ottobre segnava 2.240.090.903.016 in continua crescita, che tutti insieme (politici e le categorie sociali che contano) abbiamo costruito o subìto?

E si può convivere con i debiti come alcuni economisti sostengono e l’Europa ci rimprovera, oppure sarà il caso di smetterla di ammiccare verso le vestali del cambiamento, che periodicamente mutano vestito o pelle, collocandosi una volta da una parte o dall’altra dell’emiciclo della politica, seminando chiacchiere e distintivi, per poi allargare tale debito?

Ma per tornare a noi, pur se è rallentato il processo di ulteriore cessione delle quote di Poste italiane, non è mutata la linea nei confronti del “cambiamento” di questa grande Azienda, che ieri assicurava in qualche modo trasparenza e sicurezza ai risparmiatori ed oggi offre anche il Risparmio Gestito (che sempre sicuro potrebbe non essere, ma assicura al collocatore migliori commissioni sui contratti sottoscritti, OCCHI APERTI…).

Come occorre ragionare sulle prossime conseguenze della nuova Legge di Bilancio in Italia, su cui si sta discutendo e discettando e verso la quale il giudizio della nostra Confederazione CISAL è al momento “Misure poco credibili”. Invitiamo tutti a leggerci nel sito web confederale http://www.cisal.org/