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A proposito del ritornello sull’esigenza di riprendere il percorso di privatizzazione in Poste italiane mediante la cessione di nuove quote del Gruppo, si stanno susseguendo interventi a titolo personale di taluni personaggi della politica (l’ultimo è del ministro dello Sviluppo Economico a favore), mentre il Governo è attestato sul fronte della difesa dell’esigenza di dovere perseverare nei percorsi di privatizzazione delle aziende pubbliche (c.f.r. doc. allegato).

Peccato, che sia in atto solo una grottesca farsa, perché mentre si vogliono privatizzare le aziende pubbliche o partecipate a maggioranza dallo Stato attraverso enti terzi, nonostante oggi facciano utili come le Poste e le Ferrovie, ci sia tutto l’estabilishment della politica e dei partiti – nessuno escluso – che difende a spada tratta le aziende controllate dai Comuni e dagli altri enti territoriali, i cui bilanci troppo spesso sono in perdita ed hanno bisogno di essere rifinanziate dai soldi della collettività.

Per non parlare del trionfo del CNEL – dopo l’ultimo referendum – che nessuno ha capito a cosa serve, visto che i suoi pareri e le sue produzioni non hanno mai avuto granché seguito, salvo i costi. Alla faccia della spending-review o revisione della spesa pubblica che è rimasta e rimane sempre e solo uno slogan ingiallito e dimenticato, inviso a tutti gli stakeholder della politica.

Allora, meglio fare pagare le tasse ai cittadini per mantenere i carrozzoni ?

Negli ultimi anni, dopo la prima cura dell’a.d. “Passera”, poi con l’avvento dell’a.d. Sarmi ed infine con l’a.d. Caio, le Poste italiane hanno inanellato risultati positivi e garantito finanziamenti allo Stato italiano attraverso gli utili di bilancio ed il riversamento agli azionisti delle quote di spettanze decise dai C.D.A. a controllo governativo. Il saldo fra i costi del Servizio Universale per le rimesse dello Stato italiano e quanto trasferito da Poste al bilancio pubblico rimangono sicuramente attivi per lo Stato ed i Governi che si sono succeduti.

Adesso, per fingere di essere proattivi nei confronti del nuovo mantra della PRIVATIZZAZIONE foraggiata dalla C.E., a nome e per conto dell’interesse del capitalismo spicciolo, si sta per rimettere mano alla cessione di nuove quote Poste italiane che finiranno in parte all’azionariato diffuso del paese, ma in gran parte in mano agli investitori professionali presenti nello scenario mondiale.

Ed i soliti noti continueranno dall’estero a fare shopping dentro le aziende pubbliche o controllate dallo Stato, anche in quelle strategiche quale Poste italiane, vettore inclusivo per il paese. Agli italiani restano le ricadute delle “mazzette” con cui la politica continua ad inquinarsi ed inquinare, grazie al proliferare del sottobosco di clientele che gravita intorno ai Partiti.

Poste da anni garantisce introiti al bilancio pubblico del paese, mentre Governo, Regioni, Province e Comuni a volte o in molti casi li sprecano, comunque a nostro avviso non c’è alcuna esigenza motivata di perseverare nel percorso di privatizzazione accentuata di Poste italiane.

I soldi per coprire i buchi del bilancio statale, i soliti noti li andassero a prendere tagliando i viveri a CHI li spreca e non certamente ai cittadini italiani, cui l’azienda sta per altro razionalizzando i servizi resi, riducendo il numero degli uffici postali e gli stessi servizi postali e per incrementare i guadagni, toh è arrivato anche il “Risparmio gestito”, cioè abituare gli italiani a rischiare i loro denari, pur se con formule meno hard di quelle esercitate dalle banche…

Ma quando si incomincia, pressioni dopo pressioni, non si sa mai ! Eppure ci sarebbe tanto spazio nella logistica di prossimità e di medio – lungo raggio in Italia, ma non interessa alle Poste mettere mano ad un servizio postale le cui crepe rivelano l’insufficienza delle scelte fino adesso operate e l’assenza di un concreto disegno strategico di sviluppo del settore fatto di uomini, idee, scelte ed investimenti produttivi.

Chi ricorda il servizio di prossimità reso dalla rete dei fattorini telegrafici (una risorsa che avrebbe potuto interpretare il bisogno di recapitare porta a porta e con velocità prodotti oggi veicolati dalle major del commercio on – line, che si fanno interpreti del bisogno di consegnare le merci entro max 24 ore) ?

In allegato l’ultimo comunicato sindacale.

Comunicato ai cittadini – La privatizzazione di poste italiane

 

ULTERIORI CHIARIMENTI SULLA MOBILITA’ NAZIONALE VOLONTARIA 2017

Il percorso di mobilità volontaria nazionale 2017 è in atto, a seguito del verbale di accordo sottoscritto dalla FAILP CISAL il 12 aprile 2016 insieme ad altre OO.SS., con cui abbiamo consentito regole trasparenti per quanto possibile nell’esercizio di un potere aziendale discrezionale.

Nell’imminenza della scadenza delle domande per potere usufruire della mobilità volontaria nazionale a domanda (15 febbraio 2017) ecco di seguito le indicazioni con l’elenco dei settori e delle figure professionali aggregate valide per l’anno in corso.

Verbale accordo_Settori 2017

Verbale 12 aprile 2016