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Si sta facendo un gran parlare delle privatizzazioni delle aziende pubbliche o partecipate dallo Stato anche attraverso terzi, come nel caso di Poste italiane che era stata individuata dagli ultimi governi quale destinataria di alcuni percorsi di parziale privatizzazione, attraverso la cessione di una parte delle quote societarie possedute dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, poi dalla Cassa Depositi e Prestiti.

A che punto siamo ? Non c’è alcun dubbio sul fatto che il MEF desidererebbe utilizzare un nuovo percorso di parziale cessione delle quote societarie di Poste italiane, per ricavarne somme da destinare al  bilancio pubblico dello Stato e ridurne il disavanzo di “cassa”, mantenendolo in un contesto abbastanza virtuoso rispetto agli indirizzi stabiliti dalla C.E.

Ma la congiuntura poco favorevole della Borsa ed il fatto che le azioni P.I. stiano navigando in un terreno0 scivoloso (vedere l’andamento del titolo nella Borsa italiana al link http://www.borsaitaliana.it/) non aiuta i fautori di tale indirizzo, tanto che nei giorni scorsi si è parlato delle privatizzazioni nell’incontro fra il Ministro dell’economia e delle finanze ed i parlamentari del Partito di maggioranza del Governo (P.D.), questi ultimi per adesso poco inclini ad affrontare percorsi di privatizzazione in Poste italiane e Ferrovie, stante il polso degli umori degli italiani e l’aria di elezioni che si respira nel paese da alcuni mesi.

Il Gruppo Poste italiane con i suoi bilanci attivi fa gola a molti ed è normale che ci sia tanta attenzione, anche perché annovera oltre 137.000 dipendenti con le rispettive famiglie, quindi un bacino elettorale non trascurabile per gli interessi della politica che spesso se ne occupa, anche per le furbizie strategiche volte a catturare gli osservatori meno attenti ricevendone il consenso.

Al momento tutto rimane sospeso ed il prossimo documento di economia e finanze del Governo, già licenziato ha chiarito lo stato dei fatti (non prevede privatizzazioni), comunque  il tema della privatizzazione delle aziende di Stato o tali assimilabili rimarrà sempre in piedi, soprattutto adesso che c’è l’eco degli interessi degli investitori che sono già presenti nell’Assemblea degli azionisti Poste italiane.

La prossima assemblea degli azionisti P.I. del 27 aprile che dovrà scegliere il nuovo management vede già depositate due liste per il rinnovo delle cariche di Amministratore di Poste Italiane S.p.A. e cioè: la “Lista n. 1 presentata da parte dell’azionista Ministero dell’Economia e delle Finanze (“MEF”), titolare di circa il 29,26% del capitale di Poste Italiane S.p.A.” e la “Lista n. 2 presentata da parte di un raggruppamento di 15 società di gestione del risparmio e altri investitori istituzionali, titolari complessivamente dell’1,289% del capitale di Poste Italiane S.p.A.”.

Dunque P.I. è al centro di molti interessi della proprietà attuale:

1. del Governo che ispira talune decisioni, degli investitori che vedono il titolo postale quale fonte di guadagno;

2. dei parlamentari che guardano alle ricadute elettorali ed agli interessi della collettività rispetto alla mission ed ai servizi espletati;

3. degli amministratori pubblici “Sindaci” e “Presidenti di Regione” che risultano da qualche anno destinatari di piani di razionalizzazione dei servizi postali in molti Comuni e territori del paese.

E’ proprio il nodo del servizio postale ed in particolare degli obblighi del “Servizio Universale” a rimanere il punto più equivoco, a fronte dei vari processi di riorganizzazione e conseguenti limitazioni e tagli imposti dal management, ma avallati negli ultimi governi. 

Il Gruppo Poste italiane si avvale di proprio personale, da alcuni anni riducendolo attraverso piani di incentivazione all’esodo e limitatissimi turn-over per lo più dedicati a taluni riposizionamenti fra le aziende del Gruppo ed imprese collaterali: come più volte abbiamo accennato parlano i numeri (nel 2.013 si sono registrati 145.387 addetti di cui 1.786 flessibili, ma nel 2.016  c’erano già 142.014 addetti con 4.572 flessibili).

APPALTI E SERVIZI IN CONCESSIONE

Intorno a Poste italiane hanno gravitato imprese di “Call center” destinatarie di talune commesse e servizi ed imprese di trasporto e recapito privato o di trasporto postale in appalto, spesso fonti di discussione e polemiche.

L’ultima questione riguardante i pagamenti che Poste italiane deve ottemperare nei confronti delle aziende che svolgono alcuni servizi di trasporto postale in appalto (segnalazioni di ritardo nei tempi di corresponsione delle somme dovute) ha effettivamente scontato – come verificato in azienda – “squadrature rispetto alle quali le competenti strutture di Poste italiane stanno apportando i necessari correttivi”.

LE PROSSIME SCELTE STRATEGICHE

Ciò che rimane centrale in P.I. è il nodo delle scelte che il Gruppo Poste dovrà compiere con il management rinnovato e cioè di supportare la politica di orientamento allo sviluppo dei Servizi Finanziari ed Assicurativi, certamente più remunerativi rispetto alle attenzioni degli investitori, oppure di assicurare meglio alla mission dei “Servizi postali di corrispondenza e Pacchi” maggiori risorse, per recuperarne il valore rispetto alle attese dei cittadini, oggi destinatari di limitazioni e tagli (nel numero degli uffici postali ed attraverso l’introduzione, sia pure sperimentale, del recapito a giorni alterni).

Su tali questioni parlare di “cappio al collo” del servizio pubblico postale nel paese da parte della finanza e degli investitori potrebbe essere non peregrino, ma occorrerà esaminare il prossimo Piano Industriale di Poste italiane per verificarne l’evoluzione rispetto alle idee dell’a.d. attuale ed i prossimi mesi saranno decisivi.

Per quanto ci riguarda è auspicabile che il rinnovato management P.I. dia una svolta di indirizzo alla trattativa per chiudere il nuovo Contratto Nazionale di Lavoro dei dipendenti di Poste italiane rimasto in fase di STOP per le esagerate esigenze aziendali prospettate nell’ultima serata del confronto.

 

NOVITA’ CERTIFICAZIONE UNICA 2017 PER I DIPENDENTI POSTE ITALIANE

Poste italiane ha reso noto che entro la fine del mese di aprile procederà  ad emettere nuovamente la Certificazione Unica per i redditi 2016 che i dipendenti devono  utilizzare per gli adempimenti fiscali 2017, ciò a causa di un inconveniente riscontrato nella stampa del modello già distribuito nello scorso mese di marzo.

La nota aziendale che informa dell’inconveniente è stata diffusa a tutti i livelli presso gli enti interessati per evitare qualsiasi problematica. Il comunicato aziendale che abbiamo ricevuto da P.I: cita: “Vi informiamo che in corrispondenza della casella 341 “Oneri detraibili” della Certificazione Unica 2017 è stato erroneamente inserito il codice “10” (Interessi per mutui ipotecari per costruzione abitazione principale) in luogo del codice “36” (“Premi per assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni). Si precisa tuttavia che non ci sono variazioni nell’importo indicato nella casella 342, corrispondente alla somma del premio assicurativo a cui si riferisce la detrazione già riconosciuta al dipendente in sede di conguaglio. In relazione a quanto sopra, sono già state poste in essere le necessarie azioni correttive che consentiranno, entro la fine del corrente mese di aprile, di emettere nuovamente la Certificazione Unica con la stampa del codice corretto. I dipendenti interessati potranno quindi riportare la corretta causale dell’onere detraibile in sede di compilazione della dichiarazione dei redditi.

In allegato ecco il testo integrale della comunicazione di Poste italiane. (c.f.r. doc. allegato)…

Certificazione Unica 2017