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La nota con cui l’ottava Commissione del Senato della Repubblica ha licenziato il suo parere positivo (con osservazioni) all’atto di Governo con cui l’esecutivo si appresta ad avviare una nuova fase di collocamento nel mercato delle azioni Poste italiane offre uno spaccato del “pilatismo”, inteso come “galleggiamento” fra gli opposti interessi.

Al Governo si offre una sponda per consentire l’avvio entro la fine dell’anno della nuova IPO che consentirà di raschiare due o tre miliardi da destinare al bilancio pubblico italiano con l’obiettivo, per quanto possibile, di ridurre il disavanzo e restare dentro i margini previsti dalla C.E. (introiti da privatizzazioni), dall’altro si esprimono alcune “raccomandazioni” che prendono punto dalle suggestioni pervenute nel corso delle  audizioni effettuate.

Ci riferiamo, in particolare, ad alcuni punti che riassumiamo: “… In linea con tale scelta, si invita il Governo ad adottare tutte le misure necessarie per garantire, anche per il futuro, il mantenimento in capo allo Stato del controllo e dell’unità di indirizzo strategico su tutte le attività dell’azienda – Pur valutando in maniera positiva il processo di ulteriore apertura al mercato del capitale di Poste Italiane, si ribadisce il carattere strategico dell’azienda per l’economia nazionale, segnalando i profili di particolare delicatezza dell’operazione, che impongono un’attenta valutazione di tutti gli interessi e le esigenze – Si raccomanda al Governo di attuare, d’intesa con gli amministratori dell’azienda, strategie di gestione che garantiscano uno sviluppo unitario e armonico dei diversi settori della stessa, adottando le misure più opportune per favorire il risanamento e il rilancio delle attività attualmente meno profittevoli – Per quanto riguarda in particolare il settore postale e logistico, si evidenzia la necessità da un lato di garantire un adeguato livello del servizio postale universale, anche a tutela delle zone più disagiate del Paese, ferma restando l’esigenza di salvaguardia degli equilibri economico-finanziari, dall’altro di sfruttare appieno le potenzialità di sviluppo delle catene logistiche avanzate, anche in relazione ai collegamenti di tipo intermodale – Con riferimento alle attività del settore finanziario, si raccomanda di adottare tutte le misure più opportune per garantire la tutela del risparmio postale, con particolare riferimento ai piccoli risparmiatori”.

La F.A.I.L.P. ha dato il suo contributo al dibattito contribuendo, insieme alle altre OO.SS, a spingere i senatori a mettere qualche freno alla voglia del Governo di “privatizzare” tutto e subito. L’altra grande verità per l’interesse pubblico sarà il rischio di vedere deprezzato il valore delle azioni prossimamente in offerta, per l’effetto dell’attuale andamento ondeggiante dei mercati (si rammenta che nel 2015 il prezzo di valorizzazione di un’azione P.I.  fu fissato in 6,75 euro per azione).

Inoltre, rimane interamente irrisolto l’interrogativo relativo all’ingresso in un’azienda strategica per l’Italia, quale è Poste italiane, di capitali stranieri; un malessere tutto italiano che purtroppo è diventato abitudine, a causa degli invadenti quanto auspicati ingressi di capitali dal medio oriente o cinesi, la cui attitudine a vigilare accuratamente il capitolo delle responsabilità etiche e sociali lascia aperti enormi spazi di critica.

Infine l’altro nodo che sarà difficile sciogliere sarà quello della possibilità di potere bilanciare l’offerta dei titoli tradizionali per conto di C.D.P. (BPF e Libretti risparmio postale) con la propensione aziendale, attualmente oggetto di particolari attenzioni, nel diffondere fra gli uffici postali la vendita di prodotti di risparmio gestito che farà sempre più somigliare le Poste ad una Banca.

Nel frattempo scontiamo la propensione aziendale ad investire nel “Risparmio gestito”, ossia il collocamento dei prodotti con un’alea di propensione al rischio bilanciato, mentre ormai il passaggio giornaliero del portalettere rischia di diventare un miraggio con l’introduzione progressiva del Recapito postale a giorni alterni.

Eppure le cifre dicono che il mercato del RECAPITO veloce continua ad essere un buon business su cui lucrano i recapitisti privati, insieme al mercato delle spedizioni dei pacchi attivo nel web (acquisti via internet), mentre nessuno fino adesso sembra essere riuscito a rimettere in equilibrio il servizio postale.

Forse la verità è che si vuole evitare l’impegno finanziario in un’attività postale del core business, ma siamo proprio certi che la “Finanza”, buona o cattiva che sia, nostrana o internazionale, abbia caratteri di positività, stante il progressivo deterioramento della vita sociale (disequilibrio fra i popoli, sfruttamento delle risorse dei paesi poveri, minori garanzie nel lavoro, sviluppo degli autoritarismi, terrorismo) ?