7 giovani vite spezzate e nuovi attentati: quando crescita e sviluppo provocano disastri e morti, servono serie riflessioni.
Oramai non passa giorno senza che si rivelino i contorni di una nuova tragedia e l’Italia non può ritenersi scevra da responsabilità, mentre i governanti del paese, politici e la pletora di partitini litigano per spartirsi i consensi sul filo dell’opportunismo e della demagogia.
Noi ci uniamo al lutto delle famiglie che hanno visto spezzarsi la vita delle loro giovani figlie, nell’incidente accaduto in Catalogna (Spagna), durante un viaggio di trasferimento in pullman per una gita organizzata nel corso del loro “Erasmus” nell’università di Barcellona.
E la prima riflessione spontanea per Noi che siamo sindacato è se sia tollerabile prendere 1 autista ed impiegarlo per compiere una doppia prestazione di lavoro nell’arco di 24 ore, che prevede un viaggio di circa cinque ore all’alba (tragitto Barcellona – Valencia), per poi provvedere al rientro intorno alle 04 del mattino successivo: quali misure sarebbero adottabili in casi simili, per assicurare il riposo indispensabile a mantenere in condizioni di perfetta vigilanza il fisico di quello stesso lavoratore – autista, cui venivano affidati un mezzo meccanico pesante, oltre alla vita di una cinquantina di giovani.
Passano poche ore ed abbiamo notizia della nuova serie di attentati che hanno colpito dopo la Francia il Belgio, con circa trenta morti fra innocui civili presenti in aeroporti e nelle stazioni della metropolitana, figli dell’anarchia e degli squilibri fra società neo-capitalistiche ricche e popolazioni povere o lasciate nell’indigenza alle soglie del 2020. Però non dobbiamo dimenticare che nella trascuratezza generalizzata di noi occidentali gli attentati si consumano pressoché giornalmente nei luoghi dell’oriente e dell’Africa equatoriale o subsahariana ed è il nostro stesso Ministero degli Esteri a rammentarci che “…Questi attacchi, seppur effettuati in maggior misura in Paesi e aree in situazioni belliche o notevole criticità come Siria, Libia, Iraq o Afghanistan, non hanno tuttavia risparmiato capitali europee e di altri Paesi”. La prima riflessione che sorge spontanea è quali imprese e quali Stati od apparati forniscano armi, munizioni, esplosivi e bombe, attraverso il fiorente mercato del traffico d’armi, ai vari terroristi e manipoli armati.
E’ qui cominciano ad innestarsi seri dubbi su alcuni fattori che vanno tanto di moda nella pressoché totalità delle imprese italiane, quanto europee e nel resto del mondo.
Il riferimento che sorge spontaneo è se le parole “Lavoro”, “Produttività”, “Crescita”, “Sviluppo”, “Competitività” esagerando, non siano le vere artefici dei disastri che oggi si colgono nei diversi campi dell’occupazione e del lavoro, come nella società.
L’obiettivo che qualsiasi impresa si pone, spesso a discapito della sicurezza e della qualità, è quello di accrescere la competitività per mantenere la posizione nel “Mercato”, ciò che imporrebbe (secondo gli attuali indirizzi economici) di agire per incrementare la produttività favorendo la crescita in nome dello “sviluppo” e della riduzione dei “costi”: meno lavoratori impiegati e maggiori ricavi.
Pertanto, incrementare i ritmi di lavoro ed abbassare i tempi di impiego delle risorse umane rappresentano le leve con cui il management fa muovere l’intero sistema fino (a volte) all’inverosimile ed all’irreparabile ed i guasti all’ambiente, all’eco-sistema, alla natura e perfino alla vita di tutti NOI sono all’ordine del giorno.
Servono ripensamenti e riflessioni che portino a rivedere l’intero sistema dell’“Economia” ed in un qualche modo il ritorno all’umanizzazione del lavoro e della società, mettendo al centro dell’interesse di tutti il pieno rispetto della vita in tutte le sue forme (risorse umane, ecologia, lavoro, società).
Adesso abbiamo 7 giovani vite spezzate e nuovi morti a causa degli attentati, mentre coinvolgendoci imperversano i mali oscuri della pirateria e del tragico commercio di esseri umani dalle coste dell’Africa, dai Balcani, dall’Asia e non solo…, figlio dei rapporti di dipendenza dal capitale, dal petrolio, dagli interessi economici e dal “dio” denaro, oltre all’ignobile traffico di interessi che si muove (attentati, scafisti, trasportatori di esseri umani, cooperative ed imprese che si arricchiscono a spese del dramma e del dolore dei profughi figli dalle guerre tribali e degli interessi economici che ivi si intrecciano).
A quando il ritorno ad un nuovo illuminismo che rimetta a posto le cose conciliando i diversi fattori della vita e dell’economia ?
ALLA VIGILIA DELLA PASQUA 2016 RAMMENTIAMO CONTENUTI CUI RIFLETTERE DELL’ENCICLICA “PACEM IN TERRIS” DI PAPA GIOVANNI PAOLO XXIII (11 APRILE 1963)
omissis
Ogni essere umano è persona, soggetto di diritti e di doveri.
In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili.
Che se poi si considera la dignità della persona umana alla luce della rivelazione divina, allora essa apparirà incomparabilmente più grande, poiché gli uomini sono stati redenti dal sangue di Gesù Cristo, e con la grazia sono divenuti figli e amici di Dio e costituiti eredi della gloria eterna.
Il diritto all’esistenza e ad un tenore di vita dignitoso.
Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà…. (segue)