Poste, nel mirino le nuove razionalizzazioni come effetto del piano industriale e della legge di stabilità, ma il sindacato vigila
Poste si accinge a mettere in atto tutte le iniziative che il management aziendale dovrà implementare per seguire le linee tracciate nel piano d’impresa “Poste 2020” presentato dall’A.D. Caio, relativo all’arco temporale quinquennale (2015-2019).
Nel mirino dell’azienda ci sono in prospettiva nuove razionalizzazioni nei servizi postali, anche a seguito delle liberatorie che il Governo ha dato a Poste italiane per adeguarsi alle mutate esigenze del mercato e per fronteggiare il decremento dei volumi nelle corrispondenze.
L’altro punto sensibile è dato dalla possibilità che l’azienda, con il consenso del MISE e dell’AG.COM. possa intervenire nella sua rete degli sportelli, per superare talune “criticità” relative a quegli uffici che già nel 2012 l’azienda aveva considera “diseconomici”, ma che spesso sono situati in posizioni territoriali irrinunciabili, sia per il valore sociale che rivestono in termini di maggiore occupazione, sia per l’offerta dei servizi di prossimità alle comunità interessate, anche se con densità di popolazione limitata, poiché a volte si tratta di Comuni situati in ambiti territoriali scomodi per gli spostamenti di utenza da un ufficio all’altro più vicino (vedi comunità montane).
Si tratta di circa 500 uffici postali pressochè presidiati da una sola risorsa monoperatore, su cui l’azienda intenderebbe mettere le mani (il dato emerge dalla pubblicazione di articoli di stampa), se non otterrà contrasti da parte dell’AG.COM e del MISE chiamati a vigilare (per la parte che interessa la cosa pubblica), ma la partita andrà affrontata anche dal sindacato.
Infatti tali ambiti, se pure contenuti nella legge di stabilità 2015 ed in qualche modo regolamentati anche da un parere che l’AG. COM dovrà esprimere, si scontreranno con le competenze che sono più peculiari dei Sindaci dei Comuni e con gli indirizzi che la comunità europea assegna al servizio postale universale, a partire dalla direttiva 2008/6/CE che al punto 19 sottolinea: “le reti postali rurali, in particolare nelle regioni montuose e insulari, svolgono un ruolo importante al fine di integrare gli operatori economici nell’economia nazionale/globale, e al fine di mantenere la coesione sociale e salvaguardare l’occupazione” e riconosce che “i punti di accesso ai servizi postali nelle regioni rurali e remote possono inoltre costituire un’importante rete infrastrutturale ai fini dell’accesso universale ai nuovi servizi di comunicazione elettronica”, poi che “gli Stati membri dovrebbero adottare le misure regolamentari appropriate, per garantire che l’accessibilità ai servizi postali continui a soddisfare le esigenze degli utenti, garantendo, se del caso, un numero minimo di servizi allo stesso punto di accesso e, in particolare, una densità appropriata dei punti di accesso ai servizi postali nelle regioni rurali e remote”.
Tutto ciò sarà oggetto di confronto fra l’azienda ed il sindacato e la FAILP intende svolgere un ruolo concreto volto a salvaguardare le esigenze della popolazione, dei servizi e dei lavoratori , in coerenza con gli indirizzi generali sopra enunciati.
Già precedentemente la materia è stata oggetto di pronunce giudiziali dei Tribunali ed in qualche caso del “Consiglio di Stato” sulla base dei ricorsi presentati dai Sindaci dei Comuni che erano stati colpiti dalla soppressione del loro ufficio postale, ma l’azienda potrebbe anche ricorrere ad una diversa organizzazione delle aperture giornaliere dei punti più esposti al minore traffico (aperture di alcuni uffici a giorni alterni, ecc…).
I “cantieri” che l’azienda intende riaprire sono dunque all’attenzione del sindacato e per questo abbiamo chiesto specifici incontri su tutte le tematiche affrontate nel nuovo piano industriale di Poste italiane.
I tavoli delle relazioni industriali nazionali inizieranno con Mercato Privati (l’incontro è già calendarizzato il 16 gennaio) e proseguiranno successivamente sulle altre materie; infatti la rete degli uffici postali è centrale per gli obiettivi che l’azienda intende perseguire, dalle sale di consulenza che potrebbero diventare sempre più diversificate e specializzate (l’azienda intenderebbe ampliare il ventaglio dell’offerta di prodotti finanziari a quelli con maggiore remunerazione e propensione al rischio), a quello che il piano d’impresa delinea come nuovo “lay-out” mirato a colpire soprattutto l’interesse alla “relazione con il cliente”, piuttosto che declinare una generica distribuzione di sportelli, ma ciò dovrà essere accompagnato da una maggiore presenza di personale dedicato, formato e specializzato, per non appesantire il problema delle code agli sportelli.
Ci sarà lavoro per l’Ente Bilaterale dedicato alla formazione del personale di Poste Italiane, perché il capitolo della “scuola aziendale formativa” è presente nel piano industriale “Poste 2020“, mentre l’azienda potrebbe ricorrere al “Contratto di apprendistato professionalizzante” quale forma di reclutamento del personale da reperire all’esterno e da avviare al lavoro, giovandosi delle novità previste dal Jobs Act (su tale specificità contrattuale ci siamo già precedentemente soffermati con un altro nostro post).