PosteGruppo

Come previsto il 10 maggio è stata resa nota la trimestrale del gruppo Poste italiane, cioè il resoconto dei primi tre mesi del 2017 che fornisce un’istantanea dell’andamento del gruppo in questo nuovo anno, già caratterizzato dal cambio di management deciso dall’azionista di maggioranza, quindi in pratica da Governo e M.E.F.

In sella dal 27 maggio 2017 c’è il nuovo Consiglio di Amministrazione (nove membri), che resterà in carico fino alla chiusura dell’esercizio 2019, adesso composto da Maria Bianca Farina (Presidente), Giovanni Azzone,Carlo Cerami, Matteo Del Fante (Amministratore Delegato e Direttore Generale), Antonella Guglielmetti, Francesca Isgrò, Mimi Kung, Roberto Rao, Roberto Rossi.

“Un’azienda più forte e competitiva nel 2017” è stato l’ultimo messaggio pervenuto dalla precedente gestione ed è auspicabile che ciò possa concretamente verificarsi entro la fine dell’anno, anche perché in Poste italiane ci sono ancora temi importanti da affrontare quali il nuovo Contratto Nazionale di Lavoro dei dipendenti (132.525 con contratto stabile oltre a 4.214 con contratto flessibile) e la conclusione di un nuovo accordo per il Premio di risultato 2017, soltanto per parlare della questione economica che riguarda sia l’azienda, sia i lavoratori, sia il sindacato.

In concreto i primi tre mesi del 2017, dall’analisi dei dati della trimestrale di cassa di Poste italiane mostrano una tendenza alla “tenuta sostanziale” rispetto all’anno precedente, se utilizziamo la modalità di lettura manageriale, ma una regressione se osserviamo la realtà dei numeri nudi e crudi, come chiunque potrà constatare leggendo i dati del resoconto pubblicato nel sito web aziendale www.poste.it, all’indirizzo internet  http://www.posteitaliane.it/ol/comunicatostampa. 

Nell’osservare i principali filoni aziendali si constata che i ricavi da terzi nei Servizi Finanziari sono stati nei primi tre mesi del 2017 in diminuzione di -2,4%, mentre quelli dei Servizi Postali e Commerciali si sono attestati su una flessione di -2,4%, anche la corazzata dei Servizi Assicurativi e del Risparmio gestito ha mostrato una flessione di -2,1%.

Non andiamo oltre: perché i numeri, l’approfondimento, le spiegazioni ed i commenti societari sono stati tutti pubblicati nel comunicato stampa emesso il 10 maggio dal Consiglio di Amministrazione che ha approvato la Relazione sui risultati della gestione al 31 marzo 2017.

Un dato confortante emerso è nel comparto pacchi che ha evidenziato una “crescita dei volumi del 21% rispetto allo stesso periodo del 2016, per un totale di 28 milioni di pacchi movimentati nell’anno, anche grazie al crescente sviluppo dell’e-commerce in Italia”.

Intanto registriamo che il nuovo Amministratore Delegato di Poste italiane si avvia a presentare il suo Piano Industriale con una tempistica che ci porterà verso la fine dell’anno ed allora si fa pressante la necessità di condurre in porto la conclusione del nuovo CCNL dei dipendenti di Poste italiane, auspicando che il management si mostri più ragionevole al tavolo della trattativa che è indispensabile potere riaprire; analogo ragionamento riguarda la disciplina del Premio di Risultato ed il monitoraggio sulla Proposizione Commerciale in azienda, attraverso l’Osservatorio competente.

L’andamento delle risorse umane del Gruppo registra un costo del lavoro perlomeno stabile (l’incremento registratosi nel 2016 è stato dovuto ai maggiori esborsi per gli incentivi alle uscite) e la F.A.I.L.P. CISAL pone all’attenzione di tutti le questioni irrisolte, ad incominciare dai temi e problemi dei settori più esposti della Logistica con i suoi 40.717 addetti, dei Servizi Finanziari con i suoi 57.779 addetti ed a seguire del rimanente personale che costituisce la forza lavoro del Gruppo, consentendo di realizzare gli utili che hanno determinato fino adesso un buon risultato per gli azionisti ed un payout pari all’80% che fin da adesso sembra confermato per gli anni futuri dal nuovo board.

Un tema che deve stare a cuore a tutti: sia i dipendenti, sia gli amministratori, il Governo e l’intero paese è la necessità di conservare una funzione sociale a Poste italiane, i cui servizi costituiscono da sempre un asset importante e trainante per l’economia dell’Italia, attraverso l’interrogativo fondamentale: cioè fino a che punto un’azienda deve guardare alla remunerazione degli azionisti, piuttosto che a conservare un giusto equilibrio fra le parti coinvolte (dipendenti, azionisti, manager e società).