lavoro

Riuscirà il nuovo management a scuotere alcuni meccanismi che hanno in qualche modo impantanato il dialogo sociale di Poste italiane? Qualcuno suole dire … non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire ed è auspicabile che il detto non si attagli al Gruppo e che cambi la tendenza a disattendere  le richieste che provengono dai lavoratori, che ci ha portato allo SCIOPERO GENERALE dello scorso anno, pur con qualche tardivo quanto ingiustificabile disimpegno da parte di qualcuno.

L’interrogativo è d’obbligo, considerato che la gestione societaria precedente non ha voluto chiudere partite importantissime: quella del futuro del servizio postale nel paese e del ruolo di Poste italiane che continua ad incassare cospicui volumi di posta in decremento, l’altra del rilancio dei servizi di POSTA – LETTERE e PACCHI che hanno sempre rappresentato il core business societario, su cui i predominanti segmenti delle FINANZE ed ASSICURAZIONI hanno in qualche modo innestato la sordina.

Poste italiane è l’azienda detentrice del SERVIZIO POSTALE UNIVERSALE e deve assolvere questo ruolo nel migliore modo possibile, ben altro che subire i giochi pressanti della politica che ha consentito di eroderne il funzionamento, fino a sostenere la bontà del RECAPITO a giorni alterni ed in diversi casi nei piccoli Comuni, le chiusure degli uffici postali considerati marginali nei ricavi, secondo la filosofia “… o sei sostenibile e moltiplichi gli introiti, o chiudiamo l’ufficio“, che ha causato levate di scudi fino – pare – a dissuaderla da tali comportamenti.

Qualcuno giustificherebbe, causa gli alti costi, l’offerta del medico a giorni alterni, o della luce e del gas con periodiche rarefazioni della loro distribuzione quotidiana ? NO!

Perfino la TV una volta in bianco e nero o limitata nella fascia notturna è diventata un servizio quasi indispensabile che nessuno pensa di rarefare un giorno sì ed uno no, ma per le POSTE nessuno si è mai inalberato nel momento in cui il Governo ha consentito o favorito e ispirato l’attuazione di forme di limitazione delle consegne giornaliere di lettere e pacchi, tagliando di fatto posti di lavoro in un paese in cui la disoccupazione, ad iniziare da quella giovanile, è un problema.

Nessun licenziamento, ma soltanto una politica accorta di accantonamenti destinati a favorire le uscite anticipate dal lavoro, mediante l’erogazione di incentivi aziendali volontari e condivisi.

Non si è mai trattato di una politica di rinnovamento delle risorse umane o turn over, perché è proprio in Poste, comunicazione e logistica che oggi l’azienda privilegia esclusivamente il ricorso ai contratti a tempo determinato, che non fanno certamente Qualità.

Dunque, chiedere chiarezza su un PIANO INDUSTRIALE che non sia soltanto la solita scommessa sul futuro della FINANZA e delle ASSICURAZIONI è un obbligo, per chi ha a cuore le sorti di Poste italiane; cosa ci sta a fare l’investimento di Poste italiane in “Alitalia” per il salvataggio degli anni scorsi, per fare qualche esempio ? E perché non utilizzare quelle somme per acquisizioni e partnership net trasporto e nella logistica che sono leve indispensabili per il funzionamento del paese, oseremmo dire “strategiche” vista la lunghezza dello stivale e l’abbondanza dei Comuni nelle aree montane e delle isole?

Passando poi al tema centrale della gestione delle RISORSE UMANE aziendali che costituiscono la grande ricchezza di Poste italiane è normale che passino 5 anni senza un Contratto Nazionale di Lavoro, stemperati soltanto e  per fortuna da accordi ponte sollecitati dal sindacato sulla vacanza contrattuale? Ed è produttivo che percorsi quali l’individuazione annuale delle caratteristiche di un PREMIO DI RISULTATO rimangano lettera morta, trascorsi quasi sei mesi dall’inizio dell’anno 2017 di pertinenza (…intesa tuttora da avviare)?

Eppure il CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE DI LAVORO ed il SISTEMA PREMIANTE, ove condivisi con le Parti sociali, costituiscono le basi di un clima aziendale equo, sostenibile ed appagante, come leggiamo su tutti i manuali specializzati, nelle tesi di psicologia applicata al lavoro ed – udite, udite – in letteratura dedicata alle politiche dei sistemi premianti nell’impresa, perfino a firma di UNINDUSTRIA (leggere su internet il manuale nell’apposito link “Sistemi premianti guida alla progettazione – Unindustria Bologna).

Tutti si sbracciano per assicurare agli azionisti di Poste italiane che per il 2017 riceveranno  un pay out o remunerazione azionaria in linea con quanto già ottenuto nel 2016, ma sul contratto collettivo nazionale di lavoro il 2016 non ha prodotto un analogo brillante risultato o esito favorevole, per esclusiva responsabilità aziendale.

E poi c’è un ulteriore tema che il paese dovrebbe affrontare, cioè quello dei salari bassi ed in proiezione di una PENSIONE altrettanto più bassa (calcolo contributivo), anche in presenza di accordi di produttività che di solito rappresentano il 10 – 12 % della retribuzione annua individuale, mentre andrebbe considerato  anche il peso delle politiche degli incentivi aziendali non contrattati (campagne di incentivazione commerciale e finanziaria, campagne sulla vendita dei prodotti, ecc…) e quanto altro messo in lizza da Poste italiane per “orientare i lavoratori al raggiungimento degli obiettivi societari e di sviluppo dell’impresa”.

E’ giustificabile l’enorme divario che c’è fra il livello di vita del lavoratore in attività di servizio che riceve salario fisso e di produttività, oltre agli incentivi societari e quello che poi percepisce con una pensione calcolata esclusivamente sui contributi versati, mentre i sistemi premianti  e i compensi destinati agli incentivi aziendali determinano effetti retributivi solo nel corso dell’attività di lavoro e valgono zero ai fini della pensione? O servono leve  retributive diverse a carattere previdenziale, quali ad esempio avanzamenti di carriera, scatti di anzianità o elementi individuali di retribuzione, che le aziende vedono come il fumo negli occhi?

E che senso avrebbe la privatizzazione di Poste italiane, se non l’effetto di permearla degli obiettivi del CDA che la guida ed ha come unico faro, o interesse predominante, quello di assicurare utili agli azionisti pubblici e privati, che stringi -stringi puntano solo a questo ?

E nella serata del 29 MAGGIO in televisione la puntata serale della Tv-Trasmissione “REPORT”,  ha fatto le “pulci” a POSTE ITALIANE e gli effetti della privatizzazione del servizio postale, sia in Italia, sia in altri paesi.