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Nel mese di febbraio, come avviene comunemente in tutte le Aziende, sarà reso noto anche il nuovo Piano di impresa del Gruppo Poste a firma dell’attuale amministratore delegato, subentrato alla gestione “Caio” dalla fine del suo mandato.

Come è già noto il Gruppo si è impegnato ad assicurare agli azionisti, fra cui si annovera oramai una percentuale di “soci privati”, una remunerazione dell’investimento effettuato praticamente in linea con quella dello scorso anno (un buon 80% degli utili effettuati nel 2017). Ora, in un quadro di mercato fluttuante quale è ormai quello della comunicazione postale e non solo, dovendosi anche confrontare con la ripresa del mercato finanziario che ha ridato ossigeno alle Banche ed agli Istituti di Credito, Poste italiane dovrà affrontare il nodo delle politiche industriali per il 2018, 2019 e 2020 se il prossimo Piano andrà a coprire l’arco temporale di un triennio.

Forse c’è da chiedersi che senso abbia mettere al centro degli interessi di un’azienda o Gruppo, che assicura in larga parte il Servizio Pubblico costituito da una rete di Uffici Postali e Recapito connesso al Servizio Postale Universale, la remunerazione futura degli azionisti prescindendo dalla necessità di avviare in primis un PROGETTO credibile di crescita ed espansione delle imprese gestite, per dare anche impulso all’economia del paese, grazie a servizi postali efficienti e capaci di competere con la comunicazione elettronica e le innovazioni scaturenti dalla crescita dell’e_commerce. Un competitor di Poste italiane è oggi capace di consegnare un pacco da una frazione di Cuneo a Roma in meno di 24 ore, parlando di soggetti quali Nexive, UPS, DHL, a cui si aggiungono tutti gli altri marchi delle piattaforme private come GLS, Bartolini, ecc… (e sono in tanti), corredando il servizio con avvisi di tracciabilità, recapito su appuntamento e tempi di consegna individuati con qualche ora di approssimazione.

Da parte di un colosso quale Poste italiane ci dobbiamo attendere la capacità di assicurare continuità, efficienza, sicurezza nelle spedizioni ed analoga capacità di unire il paese, allargando le mire fino a coprire, meglio degli altri, le comunità montane e le isole, o forse è chiedere troppo ? L’operatore in grado di presidiare il territorio nazionale come Poste italiane (rete di prossimità degli uffici postali) potrebbe essere in grado, adoperando le nuove tecnologie ed effettuando gli investimenti necessari, di avviare una rete efficiente di recapito delle corrispondenze e pacchi (questi ultimi subiscono progressive ed inarrestabili accelerazioni della diffusione, grazie all’espansione degli acquisti su internet), perché allora non lanciare la sfida delle consegne nell’arco di 12/24 ore nell’ambito di un mercato di prodotti  prossimi al km zero, capace di sostenere nuove imprese (New Economy) riducendo le emissioni nocive ?

E’ un sogno quello di potere acquistare (ad esempio) prodotti agricolo – alimentari in Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna dove esistono marchi inconfondibili e pregiati, per recapitarli nel più breve tempo possibile  in buona parte dell’Italia, giovandosi dei progressi della tecnologia e di una intelligente interconnessione fra le Reti ? Ovviamente analogo ragionamento varrebbe dal Nord al Centro e Sud d’Italia.

Il futuro del Sevizio Postale è forse in una visione più ampia di quella di un ristretto orizzonte volto a remunerare anzitutto le azioni possedute dagli investitori, per poi decidere cosa resta per effettuare gli investimenti; una buona responsabilità di ciò ricade nel Governo del paese che pensa alle Poste italiane come ad un’impresa da cui trarre profitti, cercando in tutti i modi di ridurre i costi delle remunerazioni del Servizio Universale.

Il confronto in atto fra Poste italiane e le OO.SS. sta ridisegnando il volto del futuro del servizio postale in Italia e c’è il rischio che l’impresa pensi soprattutto a contenerne i costi, mentre il Sindacato è impegnato in ogni modo ad orientare l’Azienda a prendere atto delle necessità del paese, del ruolo del servizio pubblico, della necessità di salvaguardare la sicurezza nel lavoro di chi opera nel traffico della mobilità e dei trasporti, del rapporto migliore fra Vita / Lavoro dei dipendenti e le aspettative dei cittadini che guardano ancora a Poste italiane come ad una grande amica in grado di assicurare credibilità, questa frutto del lavoro continuo svolto dagli operatori di Poste italiane e della loro capacità di stare vicini ai bisogni dei cittadini.

A QUANDO UN GOVERNO CHE PONGA FINE ALLO SCANDALO DEL BLOCCO DELLE BUONUSCITE AI DIPENDENTI DI POSTE ITALIANE ?

All’inizio di ogni legislatura c’è chi trova sempre un deputato o senatore di qualche Gruppo politico che rispolvera  e ripropone i contenuti di un’interrogazione parlamentare volta ad affrontare l’annoso problema del blocco delle buonuscite dei lavoratori di Poste italiane ai livelli del 1998, data della trasformazione di Poste italiane da soggetto pubblico a privato, che ha imposto il blocco del ricalcolo delle buonuscite dei lavoratori, tenendo conto delle progressioni stipendiali e degli interessi che vengono invece calcolati e riconosciuti nell’ambito del Diritto Civile Privato sui capitali trattenuti ed appartenenti agli stessi lavoratori.

Dalla data della trasformazione delle Poste in Italia in Ente Pubblico Economico e poi in S.p.A. il sistema della remunerazione dei suoi dipendenti ha introdotto le innovazioni derivanti dal trovarsi alle dipendenze di un soggetto privato (accumulo T.F.R.), non tenendo alcun conto del pregresso accantonato attraverso la cosiddetta Indennità di Buonuscita Statali che è andata a costituire un gruzzolo affidato nientemeno che ad una “Gestione Commissariale del Fondo costituito dalle Buonuscite dei lavoratori di Poste italiane“. Un Fondo “virtuale” che attraverso le Leggi del paese rarefà il pagamento delle Buonuscite, liquidandole soltanto all’atto della cessazione di ogni rapporto di lavoro degli aventi diritto e per giunta con un ritardo che può assommarsi a circa 24 mesi per scelte legislative.

Incredibile ma vero, la suprema Corte di Cassazione, dove sono arrivati i ricorsi presentati da alcuni lavoratori di Poste italiane, per la mancata remunerazione della loro Buonuscita calcolandovi gli interessi degli anni trascorsi ha dato loro torto, applicando il principio della … dura lex sed lex…, a prescindere dal fatto che quelle leggi hanno stravolto in qualche modo il diritto di ogni lavoratore di potere disporre del loro credito nei confronti del Datore di lavoro ottenendone anche gli interessi.

Questa in soldoni  la ricostruzione di ciò che ancora oggi accade a CHI attende di potere percepire l’ex Buonuscita spettante come dipendente ex-pubblico di Poste italiane, ovviamente senza alcuna responsabilità dell’Azienda, visto che i denari sono in possesso della “Gestione Commissariale” di cui sopra e di cui forniamo uno spaccato:

  • la sua sede è in via Carlo Spinola n. 11, 00154 Roma, Telefono 06.5125793 e Fax 06.5125860
  • c’è un sito web in cui ogni lavoratore dipendente di Poste italiane già in servizio nel marzo del 1998  può visionare la sua posizione economica e l’entità del debito accumulato, interfacciandosi con la “Gestione”, l’indirizzo internet è http://www.buonuscitaposte.it/index.html
  • la “Gestione Commissariale” possiede immobili in Italia e li cura spendendo quattrini per la loro manutenzione “Colonia Villa Marina a Messina (5.000 mq.Immobile Libero), Colonia Villa Marina a Pesaro (12.000 mq. Immobile parzialmente locato), Roma, via di Torre Spaccata (6.700 mq. Immobile locato), Abano Terme, Hotel Centrale (12.000 mq. Immobile venduto), Milano, via Guido da Velate (4.300 mq. Immobile parz.locato), Milano, via Cassano d’Adda (3.000 mq. Immobile locato), San Candido (BZ) (3.000 mq. Immobile locato)”
  • la normativa che la “Gestione commissariale applica è la seguente: DPR del 29 dicembre 1973 n. 1032 e successive modificazioni che regola,
    • le modalità di calcolo della indennità spettante;
    • i criteri di calcolo per la riliquidazione e il supplemento dell’indennità;
    • le modalità di erogazione ai superstiti in caso di morte del dipendente;
    • i servizi computabili ed i periodi riscattabili ai fini del calcolo dell’indennità di buonuscita;
    • la gestione del riscatto di servizi;
    • le modalità di corresponsione e di pagamento dell’indennità di buonuscita;
    • i termini di ammissibilità del ricorso verso i provvedimenti adottati
  • occorre tenere presente il  Decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale del 19 giugno 1981 n. 177, l’ Approvazione della delibera n. 4197 in materia di riscatto di servizi e periodi ai fini della liquidazione della indennità di buonuscita, l’Articolo 19 del TUIR DPR 22 dicembre 1986 n. 917 e successive modificazioni che definisce le modalità di calcolo dell’imposta sulle persone fisiche per i redditi derivanti dalla indennità di fine rapporto o altre indennità equipollenti, il Comma 22 art. 1 del D.L. 138/2011, convertito in Legge 148/2011, di modifica della normativa in materia di liquidazione della buonuscita prevista dall’art. 3 D.L. 79/1997.

C’è n’è abbastanza per mandare in tilt tutti i lavoratori, a cui non resta altro che attendere fiduciosamente che il tempo trascorra e la suddetta “Gestione Commissariale”, cui bisogna scrivere per notificarle la cessata dipendenza da Poste italiane e la modalità di pagamento da osservare (assegno circolare oppure il proprio IBAN di conto corrente), si decida ad effettuare il versamento di quanto dovuto (ovviamente detratte le tasse Irpef con i coefficienti in atto).

E se il FONDO non paga nei tempi prestabiliti cosa occorre fare ? Naturalmente  notificarle formalmente l’inadempienza e preannunciare l’apertura di un contenzioso, ma c’è da sperare di non sentire che c’è una scarsità di “FONDI DISPONIBILI” e invece…, guardate la segnalazione giuntaci da una nostra Struttura sindacale FAILP CISAL, firmata unitariamente a Slp Cisl, Confsal.com, Ugl com:  ” Numerosi lavoratori della Lombardia esodati/quiescenza hanno prodotto tempo per tempo formale istanza di riscatto dell’ indennità di Buonuscita, cosi come previsto dalle normative vigenti. Nonostante in molt i casi siano trascorsi abbondantemente i 24 mesi previsti, non hanno ancora ricevutoquanto loro spettante. Abbiamo notizie del fatto che interpellata direttamente GFB ITALIA da diversi interessati, si sentono rispondere che non ci sono fondi in capitolato per cui non sanno quando potranno liquidare la Buonuscita”

OVVIAMENTE IL QUESITO LO GIRIAMO AL COMMISSARIO RESPONSABILE DEL FONDO DELLA GESTIONE DELLE BUONUSCITE, DIRETTAMENTE INTERESSATO ALLA QUESTIONE.