Busta arancione

La doccia fredda è caduta sul Governo Renzi, ma la decisione “poco costituzionale” di bloccare gli adeguamenti all’inflazione delle pensioni con importi lordi superiori a 1.443 euro risale al Governo in carica nel 2012, dopo il crollo dell’esecutivo di Destra.

La storia è nota: sotto l’affanno dello spread in continua risalita e dell’innalzamento abnorme del costo del debito pubblico, il Governo Monti mise in campo una cura da cavallo ai conti pubblici, i cui effetti ricaddero in buona sostanza sui cittadini italiani: dal taglio delle spese dello Stato minimale, alla modifica del sistema delle pensioni, alle ricadute sugli esodati ed al blocco degli adeguamenti delle pensioni al carovita per gli assegni di importo superiore a 1.443 euro lordi per due anni (tre volte l’assegno minimo).

E’ scontato supporre che l’esecutivo, peraltro composto da un certo numero di esperti  “tecnici”, con le varie misure coordinate,  abbia dovuto agire in fretta; ma l’errore di attuare un meccanismo di blocco degli adeguamenti delle pensioni della maggior parte dei cittadini incolpevoli e non certamente “ricchi” suona pesantemente come inspiegabile negatività.

Altrettanto negativo è che la Corte Costituzionale abbia impiegato più di due anni per emanare il suo “lodo”; che la scelta del Governo sui pensionati fosse stata un errore era vox – populi e risulta inspiegabile che tutto l’entorurage che supporta i Governi, l’intera macchina dello Stato, l’alta dirigenza e la burocrazia statale non si siano accorti che si stava effettuando un evento a rischio di scorrettezza.

Per la Consulta sono stati “… valicati i limiti di ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività”.

Adesso l’effetto della sentenza della Consulta è che lo Stato dovrà risarcire l’Inps che a sua volta dovrà restituire ai pensionati (platea interessata) gli importi congelati (mediamente si parla di 1.800 euro), o come già purtroppo si profila diluendo la cifra nel tempo. Giustizia è fatta !

Ciò che rimane aperto è l’interrogativo sulle scelte che gli esecutivi intraprendono sull’onda delle supposte “compatibilità del bilancio statale”, soprattutto perché ancora oggi, senza tagliare sufficientemente le spese improduttive, ci si indirizza sempre sui malcapitati cittadini, in un sistema che prevede già un altissimo livello di tassazione.

Ciò accade mentre furbetti, cattiva politica, mestieranti e clientele hanno continuato a sottrarre miliardi dalle casse dello Stato, spesso nel silenzio di molti.

 L’INPS OFFRE LA POSSIBILITÀ DI CALCOLARE LA PENSIONE CHE SI POTRÀ PERCEPIRE

È la cosiddetta “busta arancione” che doveva essere inviata ai lavoratori, che finalmente dal primo maggio 2015, tradotta in un sistema informatico presente nel sito web dell’INPS (www.inps.it) potrà consentire, a quanti in possesso del PIN dispositivo, di calcolare la pensione che un lavoratore potrà percepire una volta raggiunta l’età ed i requisiti necessari per maturare il diritto alla pensione nel sistema pubblico. Gli altri lavoratori riceveranno a casa la busta arancione con la simulazione: ciò per favorire scelte oculate, soprattutto da parte dei più giovani, nella costituzione volontaria di una pensione integrativa a quella del sistema pubblico (Fondi pensione o Polizze individuali previdenziali).

È noto che dal 2012 agli accantonamenti utili per la pensione futura viene attribuito il SISTEMA CONTRIBUTIVO, cioè che le pensioni maturande – a partire da tale data – saranno calcolate sulla base dei contributi versati durante l’intera attività lavorativa e non più sulle retribuzioni percepite (il vecchio sistema retributivo).

Dal 1° maggio 2015 ogni lavoratore potrà collegarsi con il sito web dell’Inps e verificare sia l’entità dei contributi versati (come già accadeva antecedentemente), ma anche la futura pensione che a parità di accantonamenti e sviluppo sarebbe percepita a fine attività lavorativa, con il conseguimento del diritto alla pensione.

Il “calcolatore” dell’Inps consente di dare risposte, per adesso, nei confronti dei lavoratori che possiedono almeno 5 anni di contributi utili ai fini della pensione ed età anagrafica fino ai 40 anni, ma gradualmente il sistema si allargherà all’intera platea dei lavoratori dipendenti.

Chi volesse usufruire del sistema può collegarsi con il sito web dell’Inps (www.inps.it) via internet e cliccare il banner arancione ivi presente “La mia pensione-progettare il futuro”, da ciò si passerà alla pagina successiva in cui sono indicate tutte le modalità per eseguire il calcolo, dotandosi preventivamente della password necessaria per entrare nel sistema mediante Il PIN online .

FailpNews 5 Maggio 2015